04 Ago 2021
In occasione dell’ultima Assemblea generale, l’OIV ha adottato mediante consenso l’aggiornamento delle definizioni di indicazione geografica e denominazione di origine (OIV-ECO 656-2021). Il Gruppo di esperti “Diritto e informazione del consumatore” (DROCON) della Commissione III “Economia e diritto” dell’OIV ha lavorato per diversi anni a questa risoluzione, al fine di armonizzare le definizioni a quelle attualmente presenti nei principali accordi internazionali sulla proprietà intellettuale.* Questa risoluzione si inserisce nel percorso normativo dell’OIV, che adottò la prima definizione internazionale di denominazione nel 1947. Poi, nel 1992, adottò la definizione di indicazione geografica riconosciuta e aggiornò quella di denominazione di origine riconosciuta (OIV-ECO 2/92). Con il nuovo testo del 2021, la risoluzione del 1992, divenuta ormai obsoleta, è stata abrogata lasciando il posto a due nuove definizioni in linea con le definizioni internazionali dell’OMPI e dell’OMC. L’OIV ha svolto da sempre un ruolo decisivo nella definizione, nella promozione e nella protezione dei concetti di denominazione di origine e indicazione geograficaCresce l’interesse per le denominazioni geografiche patrimonialiQueste nuove definizioni tengono conto dell’importanza crescente dell’uso delle denominazioni geografiche, elementi di un patrimonio nazionale, nella designazione dei vini e delle bevande spiritose di origine vitivinicola, nonché il diritto degli Stati membri a proteggere tali denominazioni conformemente agli accordi internazionali. L’OIV ha inoltre voluto ricordare che le indicazioni di provenienza o le denominazioni di origine sono oggetti di proprietà industriale e hanno diritto alla stessa protezione internazionale, in particolare per quanto riguarda le regole di concorrenza sleale.Queste nuove definizioni tengono conto dell’importanza crescente dell’uso delle denominazioni geografiche, elementi di un patrimonio nazionale, nella designazione dei vini e delle bevande spiritose di origine vitivinicolaL’OIV ha svolto da sempre un ruolo decisivo nella definizione, nella promozione e nella protezione dei concetti di denominazione di origine e indicazione geografica. Nelle definizioni del 1992 e in quelle del 2021, che riflettono quelle dell’OMC del 1994 e dell’OMPI del 2015, l’OIV prende in considerazione il ruolo che i marchi di origine hanno progressivamente acquisito nel settore vitivinicolo, pioniere in quest’ambito della proprietà intellettuale.Le nuove definizioni
Con la nuova formulazione, per indicazione geografica si intende:Qualunque denominazione protetta da parte delle autorità competenti nel paese di origine, che identifica un vino o una bevanda spiritosa come originari di una specifica area geografica, quando una determinata qualità, la notorietà o altre caratteristiche del vino o della bevanda spiritosa siano essenzialmente attribuibili alla sua origine geografica.
La denominazione di origine, per gli Stati membri che riconoscono il termine, è definita come segue:Qualunque denominazione riconosciuta e protetta da parte delle autorità competenti nel paese di origine, che consiste o contiene il nome di un'area geografica o un'altra denominazione attraverso la quale è noto che ci si riferisce a tale area, volta a designare un vino o una bevanda spiritosa come originari di tale area geografica, quando la qualità o le caratteristiche del vino o della bevanda spiritosa siano esclusivamente o essenzialmente attribuibili all'ambiente geografico, compresi i fattori naturali e umani, e che ha conferito al vino o alla bevanda spiritosa la sua notorietà.*Per l’IG si fa riferimento all’articolo 22 dell’Accordo TRIPS (1994), mentre per la DO all’articolo 2.1, punti i) e ii), dell’Atto di Ginevra dell’Accordo di Lisbona (2015). Le definizioni di indicazione geografica e denominazione di origine nuovamente aggiornate dall’OIV includono ormai i concetti di notorietà e di protezione delle autorità competenti degli Stati.
11 Lug 2021
Un nuovo mandato presidenziale di tre anniDue dei punti all’ordine del giorno dell’Assemblea generale di quest’anno erano particolarmente attesi. Innanzitutto, l’elezione del nuovo presidente dell’OIV, che per i prossimi 3 anni sarà Luigi Moio. Il nuovo presidente prende il posto di Regina Vanderlinde. In secondo luogo, il rinnovamento del Comitato scientifico e tecnico, con l’elezione dei nuovi presidenti dei suoi organi costitutivi. Leggi il comunicato stampa completo
11 Lug 2021
Sarà un italiano il presidente dell'Organizzazione internazionale della vigna e del vino per i prossimi tre anni, dopo la brasiliana Regina Vanderlinde.Luigi Moio è professore di Enologia presso l’Università di Napoli e direttore dell’Istituto di Scienza della Vigna e del Vino. Per oltre 25 anni si è occupato degli aspetti sensoriali, biochimici e tecnologici dell’aroma del vino. È autore di circa 250 pubblicazioni scientifiche, con un indice H di 41 su Google Scholar, 32 su Scopus e 32 su WOS, con oltre 4800 citazioni su Google Scholar, 2800 su Scopus e 2900 su WOS.Luigi Moio, il nuovo presidente dell'OIVDal 1998 collabora con il ministero delle Politiche agricole italiano in qualità di esperto scientifico. Dal 2009 al 2014 è stato presidente del Gruppo di esperti "Tecnologia” dell’OIV e dal 2015 al 2018 della Commissione “Enologia” dell’Organizzazione. È già stato secondo vicepresidente dell’OIV.È membro dell’Accademia dei Georgofili e dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino. Autore di libri e articoli sugli aspetti scientifici dell’enologia, viene spesso intervistato dalle emittenti nazionali italiane sulle tematiche relative al settore vitivinicolo. Nel 2016 ha pubblicato per Mondadori il libro Il Respiro del Vino, un saggio scientifico sul profumo del vino che ha ottenuto numerosi riconoscimenti. Il libro, alla sua decima edizione, ha venduto circa 30.000 copie in Italia. Nel 2020 ne è stata pubblicata un’edizione in francese con il titolo Le souffle du vin per la casa editrice Éditions France Agricole.Nel 2001 ha fondato l’azienda vinicola Quintodecimo, nella quale produce vini di grande qualità con le denominazioni più prestigiose della Campania.Durante l’Assemblea generale sono stati eletti anche i presidenti degli organi scientifici dell’Organizzazione:Commissione I “Viticoltura”Ahmet Altindisli (Turchia), che succede a Vittorino Novello (Italia)Commissione II “Enologia”Fernando Zamora (Spagna), che succede a Dominique Tusseau (Francia)Commissione III “Economia e diritto”Yvette van der Merwe (Sudafrica), che succede a Dimitar Andeevski (Bulgaria)Commissione IV “Sicurezza e salute”Pierre-Louis Teissedre (Francia), che succede a Gheorghe Arpentin (Moldova)Sottocommissione “Metodi di analisi”Manuel Humberto Manzano (Argentina), che succede a Markus Herderich (Australia)Sottocommissione “Uva da tavola, uva passa e prodotti non fermentati della vite” Luís Peres de Sousa (Portogallo), che succede ad Alejandro Marianetti (Argentina)
03 Lug 2021
Thomas Jefferson, l’araldo del vinoAzélina Jaboulet-Vercherre Professoressa associata, Ferrandi Paris Ogni uomo di cultura ha due patrie: la propria e la Francia1 Thomas Jefferson (1743-1826), uno dei padri della democrazia americana, autore della Dichiarazione d’indipendenza (4 luglio 1776), è ricordato come ardente difensore del vino. Il suo profilo d’enofilo ben lo situa nel suo secolo al contempo consacrandolo come precursore, quale gustoso paradosso. Il vino, stendardo della moderazione Uomo del suo tempo, come dimostravano il suo carattere cosmopolita, la sua cultura umanista e le sue posizioni filosofiche, fu categorico: il vino è distinto dagli alcolici. Ma, come fecero anche gli oppositori alle ambizioni proibizioniste della prima ora, è andato ben oltre, imponendo il vino come rimedio all’alcolismo. Così facendo, si collocò nel nutrito gruppo di medici eruditi che, rifacendosi al corpus ippocratico, avevano annoverato il vino tra gli strumenti terapeutici più efficaci. Un ambasciatore tra i vigneti Durante la sua permanenza a Parigi (1784-1789) in qualità di ministro plenipotenziario in Francia dei nascenti Stati Uniti d'America, il “foreign gentleman” (come si compiaceva di autodefinirsi) ha percorso in lungo e in largo sotto mentite spoglie la Francia e i suoi vigneti, rafforzando ancor di più la sua convinzione dei benefici del vino sulla salute fisica e mentale2. I suoi quaderni di appunti ci guidano sulle tracce di questo esteta del vino e dei vigneti, in grado di apprezzarli anche per la loro bellezza3. Ne otteniamo una serie affascinante di percorsi enoici presentati in modo immaginifico e personale. Nei suoi scritti, effettivamente, il vino acquista una vita degna di un personaggio da romanzo, carico di brio. Le sfumature del suo pennello creano ritratti golosi di vini che accendono un desiderio imperioso di assaporarli e di percorrere i filari dove essi hanno origine. Nei suoi quaderni, il pittoresco va a braccetto con l’osservazione rigorosa. Valore diplomatico Il diplomatico gentleman aveva un gusto sicuro e proclamava le sue preferenze. Degustatore ispirato, ha elaborato una classificazione dei vini bordolesi che è possibile accostare a quella, più nota, del 1855. Ci si dimentica talvolta l’origine contabile (ispirata ai dati forniti dai mercanti della Place su richiesta di Napoleone III) di quest’ultima. Jefferson non trascurava neanche gli aspetti più materiali (il prezzo e l’impatto fiscale) e tecnici (i metodi viticoli). Eppure, ci piace credere che la sua classificazione è più sensoriale, più sensualista – più estetica. Rimaniamo incantati nel sentirvi le eleganti eco di una vita mondana di successo. Jefferson non si è fermato ai due “mostri sacri” del vigneto francese (Borgogna e Bordeaux), ma ha percorso anche le terre viticole del sud della Francia, dell’Italia settentrionale e poi quelle del Reno, della Mosella e della Sciampagna. Tale collezione, con gli anni e grazie al suo profilo di degustatore, è cresciuta abbellendosi del Rodano, della Linguadoca-Rossiglione, e ancora della Spagna e del Portogallo. La sua curiosità, la sua energia e la sua capacità di concentrazione furono tutte messe al servizio della sua passione di enofilo, consentendogli di sormontare le difficoltà della spedizione del vino (durata dell’instradamento, condizioni climatiche, assalti dei pirati…). Preferiva gli scambi diretti con i produttori – sia per le condizioni economiche che per la conversazione – al punto da divenire un referente per le autorità fiscali. Un uso intelligente della via diplomatica ancora oggi difficilmente immaginabile. Celebrazione del vino Grazie tra gli altri a Lafayette, ha potuto apprezzare la vita delle menti più brillanti dell’Illuminismo parigino. Possiamo immaginarlo a suo agio in quei saloni, lo spirito vivace quanto il vino che descrive (chiama brisk i vini che oggi chiamiamo “perlant”, ossia i vini leggermente frizzanti). Jefferson non era un collezionista nel senso museale del termine. Per lui bere era una celebrazione. Un augusto personaggio amante di una misurata mondanità. Nessuno contestava allora la sua convinzione che il vino fosse cosa seria. Ed era dunque importante non svilire il momento della sua degustazione, in quanto quello in cui se ne accoglie la sensazione, l’emozione, la cultura: il senso storico. Un siffatto puritano ha trovato così nel vino un potente strumento d’evangelizzazione, non potendo il buon gusto prescindere dalla morigeratezza. Egli comprendeva il ruolo sociale del vino: il “saper vivere” non potrebbe esser compreso senza il “saper bere”. E quei saperi, all’epoca, erano francesi. Si trattava di esportare e replicare il modello, già immaginava il primo wine connoisseur della nuova America. Non dimentichiamo quindi, in onore a Jefferson, a sua volta erede della millenaria civilizzazione, il ruolo del vino quale nobile mezzo di espansione del sapere e gustoso strumento di espressione culturale. --------------------------------------- 1 Thomas Jefferson, citato in Bernard Ginestet, Thomas Jefferson à Bordeaux et dans quelques autres vignes d’Europe, Bordeaux, Mollat, 1996, pag. 118. 2 Della ricca bibliografia sul vino e su Jefferson, cito in particolare John Hailman, Thomas Jefferson on wine, Jackson, University Press of Mississippi, 2006; Jim Gabler, Passions: The Wines and Travels of Thomas Jefferson, Baltimore, Bacchus Press, 1995; Jim Gabler, An Evening With Benjamin Franklin and Thomas Jefferson: Dinner, Wine, and Conversation, Baltimore, Bacchus Press, 2006; Frederick J. Ryan, Jr., Wine and the White House: a History, The White House Historical Association, 2020, pagg. 20-25. 3 Thomas Jefferson, Thomas Jefferson’s European Travel Diaries, ed. James McGrath Morris, Persephone Weene, Ithaca, Isidore Stephanus Sons, 1987.
29 Giu 2021
L’OIV ha appreso con soddisfazione la notizia della nascita del consorzio tra Viña Concha y Toro (Cile), Moët Hennessy (Francia), Sogrape (Portogallo), Familia Torres (Spagna) e Yalumba Family Winemakers (Australia) finalizzato a contribuire e a promuovere la diffusione del lavoro scientifico e tecnico dell’Organizzazione.Comunicato stampa
28 Giu 2021
In vino veritas. Tutti abbiamo già sentito questa espressione, ritenendola magari latina. E invece, come spesso è accaduto, i romani la ripresero dal greco: οῖνος καὶ ἀλήθεια (oinos kai aletheia). La ritroviamo già nel VI secolo a.C. nel poeta Alceo (Frammenti, 333), quindi in Ateneo (Deipnosofisti, II), poi in Plutarco (Vita di Artaserse), prima di leggerla in Cicerone (Topica) e ancora nel Talmud babilonese (Eruvìn 65a). Nei circoli enofili, in particolare nella Loira, si duella a colpi di citazioni dei precetti di Rabelais. A riempire i calici è l’immagine stessa dell’arrivo in tavola della divina bottiglia. Tuttavia, in Rabelais, la presenza fisica stessa del vino è eclissata dalla sua essenza divinatoria. Nel Quinto libro (cap. XLV), quando scrive che “di vino, divino si diventa”, egli evoca l’abbraccio di una religione, o quantomeno l’inizio di una ricerca spirituale che trascenda, e molto, dal materialismo. Nel suo “pantagruelismo”, se emerge un carattere orgiastico, esso riguarda null’altro che il sapere. L’ingestione è finalizzata all’elevazione dell’anima. Il corpo è l’umile mezzo per l’esaltazione dello spirito. “Il riso è proprio dell’uomo”, scrive ancora, e ben prima di Bergson. Ma citare questa dichiarazione per sé sola dà una lettura totalmente errata. E difatti, egli si corregge con queste parole: “Non il ridere, ma il bere è proprio dell'uomo […] 1”. Queste verità, o anti-verità, sono parte della genesi della storia del vino e meritano rinnovata attenzione.
Il mio percorso di storica medievalista mi impone di restituire al loro contesto le nobili parole della storia del vino, al fine di renderne ai rispettivi autori la paternità e la portata, siano questi dei dilettanti alle prime armi, o autori affermati o confermati.Le brevi cronache di questa nuova Nota enoculturale, periodico memento della mia lealtà all’OIV, al vino e alla storia, mi offrono l’opportunità di condividere il modo in cui questi grandi personaggi che ho selezionato per voi testimoniano il loro legame con la nostra bevanda prediletta. Faremo quindi di loro i nostri interlocutori privilegiati, una sorta di intercessori che, mi auguro, ci accompagneranno nella comprensione del nostro intimo rapporto con il vino. Azélina Jaboulet-Vercherre Azélina Jaboulet-Vercherre - Storica del vino Da quando ha ottenuto il Dottorato in Storia presso la Yale University nel 2011, Azélina Jaboulet-Vercherre progetta corsi di Storia e cultura del vino per diversi istituti universitari, in particolare per Ferrandi Paris, dove è attualmente professoressa associata. Nel 2019, il Comitato scientifico e tecnico dell’OIV ha nominato Azélina presidente della Giuria internazionale dei Premi dell’OIV. ____________ 1 Quinto libro, capitolo XLV, “Come qualmente Bacbuc interpreta il responso della Bottiglia”.
22 Giu 2021
Dal 22 al 25 giugno l’unità ADA (Alcol, droga e dipendenze comportamentali), del dipartimento di Salute mentale e abuso di sostanze dell’OMS, organizza il FADAB presso la sede dell’Organizzazione mondiale della sanità. Un evento a cui l’OIV ha partecipato ieri, in quanto una delle sue missioni fondamentali è quella di tutelare la salute dei consumatori e contribuire alla sicurezza sanitaria delle derrate alimentari, come indicato all’articolo 2.2 dell’Accordo del 3 aprile 2001. In particolare, attraverso il rilevamento specializzato degli sviluppi scientifici che consenta di valutare le caratteristiche specifiche dei prodotti della viticoltura, il promovimento e l’orientamento delle ricerche sulle caratteristiche nutrizionali e sanitarie corrispondenti e la diffusione delle informazioni che risultano da tali ricerche ai rappresentanti delle professioni mediche e sanitarie. Come organizzazione intergovernativa, l’OIV sostiene qualsiasi iniziativa volta a ridurre il consumo dannoso di alcol. L’Organizzazione è inoltre impegnata nel raggiungimento degli OSS e, più in generale, tale impegno è riscontrabile nelle linee strategiche del Piano strategico dell'OIV. In particolare, la linea III “Contribuire allo sviluppo sociale attraverso la viticoltura” è allineata all’OSS 3 “Salute e Benessere”. Comunicato stampa
20 Giu 2021
Dopo i primi lockdown, che hanno imposto uno stop alle attività dei concorsi, l’evoluzione della situazione sanitaria ha consentito un lento e relativo ritorno alla normalità, sebbene con regole severe.L’International Awards Virtus, che si è svolto dal 12 al 14 giugno 2021 a Lisbona (Portogallo) con il patrocinio dell'OIV, è uno dei concorsi che è stato possibile celebrare. Le date inizialmente previste per l’edizione di quest’anno sono state modificate, ma gli organizzatori non si sono lasciati scoraggiare. “Il nostro concorso è alla sua terza edizione, stiamo crescendo e per noi era fondamentale realizzarlo. Abbiamo ritenuto che annullare l’evento non avrebbe favorito il nostro sviluppo”, ha spiegato Tomas de Soto Rioja, direttore operativo di Virtus. Tomas de Soto Rioja, direttore operativo di Virtus.© Foto: Ricardo Palma VeigaUna decisione che ha richiesto un investimento significativo per garantire le condizioni sanitarie necessarie, tra cui i test antigenici per i giurati prima dell’ingresso nell’edificio dove si è tenuto l’evento: la Fundação Cidade de Lisboa. Secondo Tomas, l’aspetto più difficile durante una pandemia è l’imprevedibilità: “una cosa consentita un giorno, potrebbe essere vietata il giorno dopo, non si sa mai che cosa aspettarsi”, ha dichiarato.Lo scorso ottobre 2020, in America del Sud, l’esperta brasiliana Fernanda Spinelli ha partecipato al Brazil Wine Challenge di Bento Gonçalves (Brasile). Nonostante la pandemia, il concorso, organizzato dall’Associação Brasileira de Enologia e patrocinato anch’esso dall’OIV, “ha visto una partecipazione maggiore alle attese, con un numero più alto di campioni rispetto alla sua precedente edizione”, ha riferito Fernanda. Per quanto riguarda l’applicazione del protocollo sanitario, l’esperta dell’OIV ha spiegato che “è stata rispettata la distanza tra i tavoli dei giurati e, tranne quando erano impegnati nelle degustazioni, i partecipanti dovevano indossare le mascherine e disinfettarsi frequentemente con il gel idroalcolico”. Persino i pasti “sono stati pensati e organizzati in modo da mantenere i giurati separati”. Fernanda ha spiegato che “in questo modo è stato possibile celebrare l’evento ed evitarne la cancellazione”. Da un punto di vista personale, Fernanda ha ritenuto il concorso “un’esperienza particolarmente interessante e stimolante” e, con suo grande piacere, “con una folta partecipazione femminile”.Fernanda Spinelli © Photo: Brazil Wine ChallengeMisure eccezionali per una situazione eccezionaleL'OIV concede il proprio patrocinio ai concorsi nazionali e internazionali di vini e bevande spiritose di origine vitivinicola che lo richiedono, a condizione che le modalità di organizzazione e il regolamento di ciascuno di essi siano conformi alle norme internazionali dell’OIV (cliccare qui per saperne di più sul patrocinio dell'OIV). Consapevole dell’eccezionalità della situazione attuale, l’Organizzazione ha introdotto alcune misure derogatorie relative alla distribuzione geografica dei giurati in occasione dei concorsi internazionali. L’OIV sostiene le attività del settore vitivinicolo invitando i concorsi di vini ad affidarsi a degustatori nazionali durante questo periodo di transizione. “È stato estremamente importante. Non avremmo potuto confermare il concorso se non fosse stato così”, ha dichiarato il direttore operativo dell’International Awards Virtus. Questo è un concorso di vini con un’“anima familiare” che fin dalla sua nascita si tiene a Lisbona. Nel 2021, una giuria internazionale di 27 persone ha valutato 376 campioni in gara provenienti da 9 paesi. La stessa misura è stata applicata anche nel Brazil Wine Challenge, dove erano presenti 49 degustatori nazionali a fronte di 8 giurati internazionali. Durante il concorso sono stati assaggiati 774 campioni di 16 paesi.Fino alla data odierna, nel 2021, sono stati 28 i concorsi che hanno ottenuto il patrocinio dell'OIV. Agenda dell’OIVNotizie dell’OIV sui concorso vinicoli“Chi ambisce all’eccellenza del vino sarà sempre ricompensato.”
09 Giu 2021
08 Giu 2021
Di Azélina Jaboulet-VercherreVerba volant, scripta manent... Le sofferenze della nostra epoca (ma c’è mai stata in fondo un’epoca della storia in cui non si sia sofferto?) ci rinnovano l’invito a mettere insieme le nostre forze, ciascuno in base alle proprie capacità. Non è pertanto mia intenzione quella di aggiungere legna al fuoco. Piuttosto, desidero rivolgermi a voi per annunciare con gioia l’alta qualità dell’edizione 2021 dei Premi dell’OIV, alla quale numerosi lettori specializzati e professionisti del settore di tutto il mondo ci hanno fatto l’onore di contribuire, valutando le pubblicazioni in gara. "Possiamo rallegrarcene e congratularci con gli attori di queste due filiere che, nell’OIV come nel pensiero degli autori, agiscono di concerto.", Azélina Jaboulet-VercherreGli scrittori, i fotografi, i ricercatori, i creatori di siti internet che ci apprestiamo a ricompensare*, testimoniano la loro passione per la vigna, per il vino e per i loro “demiurghi”, facendosi garanti del persistere di un genere letterario della convivialità, tanto nel mondo reale quanto in quello virtuale. Questo legame, che dal banchetto dell’antichità giunge sino ai giorni nostri, si perpetua grazie a loro. L’annata 2021 dei Premi dell'OIV si annuncia quindi sotto gli auspici di un’armonia tra la tradizione e il rinnovamento. Tradizione attraverso la qualità dei testi, che riflettono un approfondito lavoro di ricerca; rinnovamento grazie all’originalità delle pubblicazioni, tanto nelle tematiche che nella creatività editoriale. Il carattere “necessario” della letteratura come del vino, dell’arricchimento della bibliografia vitivinicola mondiale classica e digitale e della trasmissione delle conoscenze sulla vite e sul vino non ha più bisogno di essere dimostrato.Possiamo rallegrarcene e congratularci con gli attori di queste due filiere che, nell’OIV come nel pensiero degli autori, agiscono di concerto. Io penso del resto che ci sia un genere di discorsi particolarmente adatti al simposio: alcuni di questi ci vengono offerti dalla storia, altri sono desunti dai fatti della vita quotidiana, molti contengono esempi che spingono alla filosofia, alla pietà religiosa molti altri; alcuni inducono azioni coraggiose, magnanime, utili, altruiste.Qualora uno ricorra, in maniera dissimulata, a queste narrazioni per istruire i convitati, priverà l’ubriachezza di quello che di certo non è il minore dei suoi effetti negativi.Plutarco, Questioni conviviali, libro I, questione 1 (Mor. 614a-b) *Appuntamento a inizio settembre per la delibera della Giuria internazionale dei Premi dell'OIV 2021.