20 Feb 2023
27 Ott 2022
09 Set 2022
On 18 and 19 August 2022, the OIV hosted a symposium as part of the 31st International Horticultural Congress (IHC).
07 Lug 2022
Un tratto distintivo della personalità di Hemingway è il suo rapporto con l’alcol, una caratteristica che non possiamo attribuire solo ai comportamenti della cerchia di giovani conosciuta come “Lost Generation”. Questa espressione di Gertrude Stein, ripresa e resa popolare da Hemingway, si riferisce al gruppo di scrittori, artisti e altri editori arrivati a Parigi per sfuggire al contesto proibizionista degli Stati Uniti. Una generazione stravolta dalla guerra, che diede vita a un movimento letterario che esaltava le virtù vivifiche del vino, in generale, e di Parigi, capitale del piacere, in particolare.L'immagine dell'autore, intento a scrivere al tavolo di un bistrot parigino, è stata ampiamente ripresa da racconti di ogni tipo su questo gruppo di talentuosi viveur, alcuni dei quali dovevano probabilmente all'ebrezza una parte della loro energia creativa. Se nel corso della storia lo spettro della malinconia ha fatto scorrere fiumi di inchiostro, in virtù dei suoi legami con il temperamento artistico, Hemingway, dal canto suo, incarna particolarmente bene la malattia che oggi chiamiamo bipolarismo1 e che è associata all'ebrezza e all'ispirazione creativa sin dai tempi di Aristotele2. Oltre a questa fosca combinazione, Hemingway mette in scena il vino anche attraverso un'arte della scrittura idiosincratica, cadenzata come un'ondata d'ebrezza. Semantica della bottigliaCon una scrittura che non lascia nulla al caso, Hemingway trasmette una visione caleidoscopica dell'alcol. Ben più che un mero filo narrativo, Ernest Hemingway lo converte in un personaggio e in un vasto arsenale simbolico: amicizia, mascolinità, vulnerabilità, fuga e persino autodistruzione, ma anche un elemento di piacere sensuale e un inno al viaggio stilistico, lessicale e semantico.Hemingway adatta il fraseggio al dinamismo delle scene, gioca con i tempi, traducendo le variazioni percettive dei protagonisti, soprattutto in base al loro grado di ubriachezza. Il passato della narrazione si alterna al presente della permanenza. Queste fluttuazioni, pratica comune nella letteratura dell'epoca3, sono particolarmente efficaci nell'opera di Hemingway per trasmettere una sensazione di instabilità. Quando è mutevole e non titubante, questo procedimento consente di esprimere un nuovo stato di coscienza4. In tal modo, l'autore può in un certo senso distaccarsi, riuscendo ad accettare la propria condizione, tra luci e ombre, o addirittura comprendere alcuni capisaldi della letteratura, ad esempio Turgenieff5. Il più delle volte, tuttavia, si tratta per Hemingway di una maniera per esprimere i pensieri erranti di una generazione stretta nella morsa di ideologie antagoniste, che pone come riflesso dei tormenti interiori dell'essere umano6. Il viaggio letterario si carica allora di significato e questa discontinuità funzionale, che riflette le tortuosità della vita, entra a far parte dei topoi della letteratura modernista. Hemingway lo esprime attraverso uno stile coinciso e l’uso di maschere, una modalità espressiva che richiama i meandri in cui l’ebrezza getta i suoi personaggi, con tutte le complessità che ne conseguono. In questo viaggio semantico, più che i vini, sono le loro strade brumose a presentare una sorta di specchio infedele, come spesso sono il pensiero e la memoria.Una carta dei vini e dei liquori come codice linguisticoNel racconto intitolato Colline come elefanti bianchi7, la frase «l'uomo bevve la sua birra» significa "disse", un'attività ripetitiva in cui il gesto di alzare l'avambraccio (e non il gomito!) trasmette l'idea di annuire. In La breve vita felice di Francis Macomber, «Oh, ancora sto bevendo il loro whisky» («I’m still drinking their whisky») serve ai cacciatori per annunciare che il safari è andato male. In caso contrario, il vincitore offre da bere dicendo «Stasera berremo champagne per il leone» («Tonight we’ll have champagne for the lion»).Più complessi sono invece i transfer utilizzati nel campo semantico della seduzione: ad esempio, come quello di Brett ne Il sole sorgerà ancora, primo romanzo pubblicato dell’autore. Questa importante protagonista femminile evoca le avance maschili menzionando di esserle stato offerto da bere («Bought me a drink»8), un invito silenziosamente eloquente, che può manifestare soddisfazione o angoscia, a seconda dell'autore dell'avance.Il vino, accolito della socievolezzaPraticamente in tutte le sue opere, Hemingway porta in scena l'alcol come un personaggio proteiforme, del quale il vino rappresenta una serie di sfaccettature. Questa onnipresenza è particolarmente evidente in Festa mobile un'opera di finzione dai sentori autobiografici9. Tuttavia, a differenza dell'alcol distillato o della birra, compagni di molti deliri di ubriachezza, il vino è citato nei momenti di festa (il che rimanda al grande progetto di Jefferson di imporre il vino come rimedio all'alcolismo dilagante)10.Celebrando "lo stare insieme", il vino racchiude un simbolismo complesso, ma è presente anche nelle scene più semplici, come una battuta di pesca (Fiesta, cap. 12 e 13) o nelle sequenze di fraternizzazione (Addio alle armi, cap. 7), che troviamo associate ad alcolici forti, come il rum11.Lo champagne, non sorprende, è protagonista di numerosi festeggiamenti tra amici. Citarne la marca è parte della festa, come Mumm in Fiesta, o Perrier-Jouët in Il giardino dell'Eden (un vino che «[…] ci ha sempre resi così felici.»)12, e fa da coadiuvante per l'esaltazione generale di una gioventù in un universo in costante movimento.Hemingway distingue i vini a tal punto che un elenco esaustivo risulterebbe tedioso. In compenso, ad uno sguardo attento, è evidente che ciascuno risponde a una funzione circostanziale. La sua venerazione per il Châteauneuf-du-pape o il Saint-émilion lo fa apparire un intenditore, capace di apprezzare anche un Château-margaux, al punto da considerarlo come segno di ritorno alla civiltà dopo una bevuta13. Evoca i messaggi trasmessi dai vini, anche quando la loro forza induce chi li beve ad allungarli con l'acqua14.I vini bianchi, dal canto loro, possono tradurre la leggerezza e l'entusiasmo di una giovinezza vibrante: i vini di Chablis, Sancerre, Pouilly-Fuissé, Montagny o Mâcon accompagnano una sorta di emulazione dozzinale nella Montparnasse tra le due guerre. Meno immediatamente associabile a Hemingway nell'immaginario collettivo è la sua capacità di trasformare il vino in uno specchio dei sentimenti. Sceglie ad esempio il vino di Beaune (il colore e il clima sono lasciati alla libera interpretazione del lettore) per illustrare un momento di tenera intimità con la moglie Hadley. Una sequenza particolarmente eloquente li descrive contenti all'idea di bere il Beaune, prima di leggere e poi di andare a letto a fare l'amore15. Questa intimità armoniosa fa parte del lato gaio della socievolezza associata al vino16, al quale si contrappone la presenza velata di moderni baccanali.D'ispiranti liquoriIntegrandosi nell'estetica del crollo17 attraverso l'abbondanza enumerativa, l’alcool diventa campo lessicale e semantico. Questa scappatoia appare talvolta come un miraggio, che ricorda il motivo pittorico della vanitas e la figura retorica dell'ellissi. Attraverso l'ubriachezza cronica, il circolo vizioso diventa eterno e la sensazione di vuoto intrinseca all'essere umano si riduce al nulla esistenziale.Al di là delle ombre che invitano alla famosa moderazione, d'obbligo a tavola, il messaggio principale della prosa di Ernest Hemingway per quanto riguarda l’alcol ha a che fare con il suo principio metamorfico. All'interno di questa moltitudine di spazi, sentimenti e sensi, ricordiamo la seducente idea dei vini della Costa di Borgogna, come stimolatori dello slancio amoroso, il cliché dell'elisir di Bacco come protagonista chiave dell'ispirazione artistica e la grande diversità di situazioni alle quali il vino partecipa, anzitutto, alla gioia di vivere collettiva. Nella terminologia creativa di Ernest Hemingway, l'alcol assume una moltitudine di significati, che invito a onorare in un'ottica positiva di piacevole socievolezza e creatività.- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -1 Tra la nutrita bibliografia dedicata al tema, si veda Redfield, K. J., Touched with Fire: Manic-Depressive Illness and the Artistic Temperament, Free Press Paperbacks, Simon & Schuster, New York, 1994, cap. 6.2 Pigeaud, J., L’homme de génie et la mélancolie, Rivages poche, Petite Bibliothèque, Parigi, 1988.3 Quello che Crowley ha definito "procedimento narrativo dell'ebrezza" ("drunk narrative"). Crowley, W., The White Logic, Alcoholism and Gender in American Modernist Fiction, University of Massachusetts Press, Amherst, 1994, Prefazione, p. x.4 Fiesta, pubblicato nel 1926 con il titolo di Fiesta: The Sun Also Rises, cap. 14.5 Fiesta, cap. 14.6 A Farewell to Arms, cap. 127 Pubblicato con il titolo di Hills Like White Elephants nel 1927, si trova in italiano nella raccolta I quarantanove racconti.8 Fiesta, libro 2, cap. 8.9 Romanzo postumo pubblicato con il titolo di A Moveable Feast, 1964.10 Si veda la Nota enoculturale numero 111 A Farewell to Arms, cap. 7, 9.12 Ibid, «Such a nice wine» with which on can be «so happy», The Garden of Eden, Charles Scribner’s Sons, New York, 1986, cap. 19, p. 162.13 The Sun Also Rises, cap. 19.14 Di tanto in tanto, compaiono riferimenti a vini spagnoli e italiani (Rioja Alta, Valdepeñas, Marsala, Piombo, Chianti), oltre che qualche vino svizzero (di Aigle o Sion) e algerino.15 A Moveable Feast, «Miss Stein Instructs».16 A Moveable Feast, «With Pascin at the Dôme».17 Il topos modernista dell'estetica della è stato sviluppato in particolare da Fitzgerald in The Crack-Up, pubblicato nel 1936, e adottato dall'intera generazione.
05 Lug 2022
Il corso ha permesso ai partecipanti di acquisire conoscenze approfondite nell’identificazione e nella comprensione delle varietà di vite, contribuendo a prepararli al meglio alle sfide future del settore vitivinicolo.La cerimonia di inaugurazione del corso si è tenuta alla presenza di Pau Roca, direttore generale dell’Organizzazione internazionale della vigna e del vino, e dei rappresentanti delle organizzazioni con le quali l’OIV ha collaborato per la realizzazione del corso: Carole Sinfort, direttrice dell’Istituto Agro Montpellier, Syvain Labbé, presidente del centro INRAE Occitania-Montpellier, Laurent Audeguin dell’Istituto francese della vigna e del vino (IFV) e Laurent Torregrosa, direttore dell’Istituto di studi superiori della vite e del vino (IHEV).Culla dell’ampelografia moderna sin dalla fine del XIX secolo, la regione di Montpellier ha ricoperto un ruolo fondamentale nella promozione, nella conservazione, nello studio e nella ricerca delle varietà di vite. Nomi come Gustave Foex, Pierre Viala, Pierre Galet e Jean-Michel Boursiquot sono sinonimi di tradizione e innovazione per l’intero settore vitivinicolo mondiale.Proprio questo connubio di tradizione e innovazione è alla base del programma del corso di ampelografia che l’OIV ha organizzato in collaborazione con l’Istituto Agro Montpellier, l’Istituto francese della vite e del vino (IFV) e l’Istituto nazionale di ricerca per l’agricoltura, l’alimentazione e l’ambiente (INRAE). Guidati da docenti di fama internazionale, i 29 allievi di 15 diverse nazionalità hanno avuto il privilegio di visitare e lavorare in tre località d’eccezione: il vigneto pedagogico sperimentale Pierre Galet, l’unico vigneto artificiale del mondo dedicato alla formazione e alla ricerca, l’unità sperimentale INRAE del Domaine de Vassal, la più grande collezione ampelografica mondiale, con 8500 accessioni provenienti da 50 paesi, e il Domaine de l’Espiguette, polo nazionale di materiale vegetale e centro di selezione della vite, dove sono coltivati 4600 cloni rappresentanti 600 varietà. Durante la cerimonia di inaugurazione, è stato reso omaggio a Jean-Michel Boursiquot, ex vicepresidente dell'OIV e professore di ampelografia presso l’Istituto Agro Montpellier, ritiratosi a fine 2020. L’OIV ha voluto cogliere l’occasione per celebrare la figura eminente di questo grande professionista che ha contribuito alla promozione di questa disciplina e allo sviluppo della ricerca nel settore. Per continuare il lavoro inteso al perseguimento degli obiettivi tecnici e scientifici di portata internazionale dell’OIV, il direttore generale ha sin d’ora confermato l’organizzazione della terza edizione del corso di ampelografia, che si terrà a novembre 2023 in Cile.Per saperne di più...L’ampelografia è una disciplina emblematica dell’Istituto Agro Montpellier e dell’INRAE, presenti da oltre 140 anni in Occitania. Rivolta al servizio della ricerca e della viticoltura, nel corso degli anni questa disciplina ha raccolto intorno a sé specialisti di fama mondiale, precursori del loro tempo e ancora oggi importanti pionieri. Gustav Foex, Pierre Viala, Louis Ravaz, Jean Branas, Pierre Galet et Paul Truel, Jean Michel Boursiquot, tra gli altri, figure che hanno elevato l’ampelografia a un altissimo livello di riconoscimento internazionale nell’ambito della vigna e del vino. Grazie all’impulso di tali grandi ricercatori e docenti di ampelografia, e con il supporto delle squadre scientifiche della Grande École di agronomia di Montpellier e del centro INRAE di Occitania, negli anni sono state create e sviluppate eccezionali collezioni delle varietà di vite. Il Marselan è un incrocio tra due vitigni, il Grenache e il Cabernet-Sauvignon. È stato coltivato per la prima volta da Paul Truel nel 1961. Oggi, queste varietà sono considerate cataloghi di riferimento in tutto il mondo: la collezione ampelografica di Vassal a Marseillan-place e il vigneto didattico sperimentale Pierre Galet, nel campus de La Gaillarde a Montpellier, raccolgono una diversità di vitigni unica al mondo. Grazie alla ricchezza di queste collezioni varietali e al lavoro congiunto degli esperti docenti-ricercatori che lavorano insieme nelle unità miste di ricerca sugli impatti del cambiamento climatico sulla vite e il vino, vengono sperimentate soluzioni innovative basate sulle conoscenze ampelografiche per identificare le varietà resistenti e più adatte alle incertezze climatiche.