L’OIV nasce nel 1924 come Ufficio internazionale del vino per armonizzare la situazione mondiale della viticoltura
Per trovare la prima manifestazione internazionale del settore viticolo è necessario tornare molto indietro nel tempo. Nel 1874, dopo l’infestazione della fillossera che ha rischiato di distruggere completamente la viticoltura europea, i viticoltori di Francia, Italia, Svizzera, Austria e Germania, si riuniscono a Montpellier in un congresso dal 22 al 30 ottobre per individuare una soluzione comune per combattere questo temibile insetto.
Trentacinque anni dopo, superata la crisi fillosserica, un altro pericolo più insidioso minaccia la viticoltura. A causa dello sviluppo anarchico della produzione e del commercio, la frode assume proporzioni tali che il mercato mondiale si trova inondato di bevande di tutti i tipi chiamate abusivamente “vino”. Così, nel 1908 e nel 1909 si tengono due congressi, uno a Ginevra e l’altro a Parigi, per discutere di questo inquietante problema. I congressi permisero di compiere importanti passi avanti, come la proposta di una prima definizione di vino e la riaffermazione dei principi dell’Accordo di Madrid del 1891 sulla repressione delle indicazioni di provenienza false o fallaci.
Questo percorso, ostacolato dalla Prima guerra mondiale, riprende nel 1918 con una Conferenza internazionale dei paesi produttori, il cui programma prevede la revisione delle tariffe doganali, la regolamentazione degli scambi tra gli Stati e l’istituzione di un entità internazionale, costituita da delegati dei paesi esportatori e importatori, incaricata di arbitrare gli eventuali conflitti.
Più tardi, nel 1922, la Société d’encouragement à l’agriculture (Società di incentivo all’agricoltura francese), ancora preoccupata per la situazione viticola mondiale, suggerisce ai rappresentanti di Italia, Grecia, Spagna, Portogallo, Francia, Ungheria, Lussemburgo e Tunisia di istituire un organismo internazionale del vino.
L’idea viene ripresa l’anno successivo nel corso della Conferenza di Genova (1923) al cui margine si decide di tenere una riunione ristretta tra Italia, Francia, Spagna, Grecia e Portogallo per esaminare approfonditamente la creazione di un tale organismo. I delegati di questi paesi decidono di ritrovarsi qualche mese dopo a Parigi, dal 4 al 6 giugno, e convengono sulla necessità di istituire un Ufficio internazionale permanente finanziato congiuntamente dagli Stati rappresentati.
Tuttavia, non viene presa alcuna decisione concreta e serviranno ancora due conferenze, tenutesi nel 1924 sempre a Parigi, per esaminare le possibilità e le modalità di creazione di un organismo internazionale. Un protrarsi delle discussioni che testimonia la difficoltà di superare tutte le reticenze. Il 29 novembre 1924 i delegati arrivano finalmente alla firma di un accordo per la creazione a Parigi di un Ufficio internazionale del vino (O.I.V.).
Giuridicamente l’Accordo sancisce la nascita dell’O.I.V., ma di fatto prevede che l’esistenza dell’Ufficio sia subordinata al deposito della ratifica da parte di almeno cinque paesi. Si dovranno aspettare ancora tre anni, fino al 3 dicembre 1927, per raggiungere il numero di ratifiche necessario e tenere la seduta costituente del 5 dicembre.
Qual era la situazione del settore viticolo nel 1924?
Sin dall’inizio del secolo la viticoltura non è più appannaggio di un numero ridotto di paesi, ha conquistato progressivamente estese regioni in Nord Africa, in America latina, nella provincia del Capo, in Australia e negli Stati Uniti.
Si tratta dunque di un’attività agricola di grande rilevanza sociale, demografica ed economica, il cui spettacolare sviluppo, avvenuto in modo estremamente disordinato, pone il settore viticolo davanti a numerose difficoltà. Le frodi continuano a imperversare ovunque, le imposte che gravano sui vini sono spesso anormalmente elevate e i pregiudizi nei confronti di questa bevanda, a causa della mancanza di informazioni serie e affidabili, fomentano un’ostilità crescente, la cui forma più acuta prende la forma del Proibizionismo. L’esempio degli Stati Uniti, seguito dalla Finlandia, si diffonde a macchia d’olio in Europa, contagiando la Svizzera, l’Austria e la Danimarca. D’altro canto, la produzione cresce senza sosta grazie all’estensione dei vigneti, all’aumento delle rese, all’uso incontrollato degli ibridi, ecc., mentre il consumo e il commercio stagnano. Ci sono dunque tutti i presupposti per una grave crisi.
È in questa situazione di anarchia che nasce l’Ufficio internazionale del vino.
Fin dai suoi albori l’Ufficio si trova ad affrontare compiti di una gravosa complessità. Vi si adopera con coraggio e fiducia, contando sulla collaborazione attiva delle personalità più note del mondo viticolo, allora riunite sotto l’autorità del suo primo presidente, il francese Édouard Barthe, e grazie all’energia del suo primo direttore, Léon Douarche, e dei tre membri del personale.
Durante il suo primo decennio di esistenza, che termina con la dichiarazione della Seconda guerra mondiale, l’O.I.V. sviluppa la sua attività in molteplici settori.
Innanzitutto, svolge una vasta e lunga indagine per ottenere il maggior numero di informazioni possibile sull’entità e sulla natura dei settori viticoli nazionali. Così, per la prima volta, si ottiene una panoramica della situazione viticola mondiale, grazie a una serie di informazioni attendibili di natura economica, statistica, normativa e tecnica sui paesi produttori e importatori.
Questa documentazione di base, indispensabile per qualsiasi analisi approfondita delle problematiche esistenti, viene diffusa in modo particolare dal Notiziario dell’O.I.V. il cui primo numero esce nel giugno del 1928.
Un’altra parte dell’attività dell’O.I.V. consiste nello stimolare la produzione di nuovi lavori tecnici e allo stesso tempo di ampliare il pubblico di quelli già esistenti. La sua pubblicazione mensile dà spazio a tutti i ricercatori dell’epoca, trattando i temi più diversi inerenti alla tecnica e alla scienza della vite e del vino.
Più concretamente, l’O.I.V. lavora anche a favore della coordinazione internazionale degli scambi commerciali. Dopo molte riunioni, indagini e conferenze, il 4 giugno 1935 viene firmata a Roma la prima Convenzione per l’unificazione dei metodi internazionali di analisi dei vini.
I sette membri del 1928 diventano diciassette in dieci anni. Vedono la luce un Comitato scientifico, poi un Comitato giuridico e persino un Comitato medico. In questo periodo, l’O.I.V. tiene dodici assemblee generali. Hanno luogo inoltre cinque congressi internazionali della vigna e del vino. I loro lavori e le discussioni tenute in questi grandi convegni di specialisti di tutto il mondo contribuiscono non solo all’intesa e alla coordinazione necessarie tra i paesi, ma anche allo sviluppo della tecnologia vitivinicola.
Il quinto Congresso internazionale della vigna e del vino, che si tiene in Germania a Bad Kreuznach dal 21 al 30 agosto 1939, proprio alla vigilia dell’inizio delle ostilità della Seconda guerra mondiale, sarà l’ultimo evento tenuto in questo periodo.
Gli anni cupi del conflitto mondiale avrebbero potuto causare la scomparsa dell’O.I.V.
Ma due uomini, il presidente Édouard Barthe e il segretario generale Basile Samarakis (che sostituisce Léon Douarche, chiamato alle armi), non la vedono allo stesso modo. Animati da un’incrollabile fiducia nel futuro, si adoperano per far sopravvivere quest’opera di pace e di progresso che è l’O.I.V. Il Notiziario dell’O.I.V. sarà pubblicato e diffuso ovunque le circostanze lo consentano, dando prova di notevole vitalità, oltre che di speranza. Infine, il lavoro di documentazione prosegue, poiché la ricerca non si è fermata del tutto e, contrariamente a quanto si sarebbe potuto pensare, la stampa viticola di molti paesi persiste. Questa documentazione si rivelerà di inestimabile utilità dopo la guerra.
Quando finalmente torna la pace, il presidente Barthe non aspetta che questa sia ufficializzata per convocare a Parigi una seduta informale che riunisce una ventina di rappresentanti diplomatici di quindici Stati membri.
Presagisce forse che l’organizzazione avrebbe dovuto affrontare nuove difficoltà? La creazione da parte delle Nazioni Unite dell’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura, più nota con la sigla inglese FAO, rimette in discussione l’esistenza di tutte le organizzazioni internazionali del settore agroalimentare.
L’O.I.V., che rientra in questa categoria, dopo aver faticosamente scongiurato il pericolo di scomparire, si imbatte dunque in quello di essere assorbita. Viene fatto tutto il possibile per rifuggire questa possibilità e il segretario generale si reca due volte a Washington (dove si trova inizialmente la sede della FAO), nel novembre del 1948 e del 1949, per difendere l’autonomia e l’integrità dell’O.I.V. Il suo è un compito difficile, perché si trova a dover affrontare grandi assemblee composte dai delegati di 60 paesi, per lo più ostili al vino. È solo grazie alla sua tenacia e all’indispensabile supporto delle delegazioni francese, italiana, spagnola, portoghese, ecc., che l’Ufficio riesce infine a spuntarla. Viene quindi firmato un accordo che stipula testualmente che “la FAO non può sostituire nell’adempimento dei suoi compiti l’O.I.V., riconosciuta come l’organizzazione intergovernativa specializzata nel settore vitivinicolo”.
Una nuova partenza
Nel luglio del 1946, viene convocata un’Assemblea generale ordinaria alla quale partecipano i rappresentanti di 17 paesi. Nel corso dell’Assemblea moltissimi interventi fanno il bilancio degli anni della guerra o trattano della ricostituzione dei vigneti. Gli Stati membri che avevano smesso di pagare i loro contribuiti si mettono in regola. Il Notiziario dell’O.I.V. viene puntualmente pubblicato. Divenuta Stato membro, la Turchia si offre di ospitare nel 1946 un Congresso internazionale della vite, dell’uva da tavola e dell’uva passa che si tiene a Istanbul nel settembre del 1947. Lo stesso anno, per la prima volta, un’Assemblea generale inserisce nell’ordine del giorno un punto tecnico su un’ampelopatia: il complesso dell’arricciamento della vite.
L’O.I.V. si è dunque ricostituito e funziona ormai a regime quando si produce un fatto di grande rilievo: il 25 luglio 1949 muore Édouard Barthe, privando l’organizzazione del suo illustre promotore.
Pierre Le Roy de Boiseaumarié viene eletto presidente tre mesi dopo e segna l’inizio di una nuova epoca. Colui che sarà chiamato “il primo vignaiolo del mondo” terrà le redini dell’O.I.V. per 17 anni e difenderà con ammirevole ostinazione una viticoltura tesa non alla quantità ma alla qualità.
I lavori tecnici occupano uno spazio sempre maggiore nelle assemblee generali, che si orientano verso la genetica della vite, la scelta dei vitigni, l’influenza del suolo e del clima, i trattamenti enologici, ecc. Le raccomandazioni e le risoluzioni formulate insistono sulla restrizione degli impianti, sulla protezione delle denominazioni di origine e sulla necessità di norme rigorose per la produzione e il commercio del vino.
Nel 1954, viene firmata a Parigi una nuova Convenzione internazionale per l’unificazione dei metodi di analisi e di apprezzamento dei vini, che conferma la creazione di una Sottocommissione dedicata ai metodi di analisi, nata nel 1951 a Narbona e artefice in seguito di un’attività di grande rilievo.
Le pubblicazioni si arricchiscono dell’edizione di un elenco delle stazioni viticole e dei laboratori di enologia e del primo volume del Registro ampelografico internazionale. Prende avvio la redazione del Lexique de la vigne et du vin, in sette lingue.
A questo stadio dell’evoluzione dell’organizzazione, il suo direttore, al ritorno da un faticoso congresso in Cile, soccombe alla malattia di cui soffre da qualche tempo. Il 17 luglio 1956, Basile Samarakis muore dopo 17 anni trascorsi alla direzione dell’Ufficio.
Negli anni ‘50-‘60, durante i quali la scienza conosce un prestigio senza precedenti, si assiste alla proliferazione di organizzazioni internazionali, governative e non governative, incentrate su problemi tecnici, e a un’impressionante moltiplicazione di congressi, colloqui, conferenze, convegni, ecc., che, riunendo specialisti di tutte le discipline, favoriscono la ricerca scientifica, gli scambi di idee, la diffusione delle conoscenze. Queste organizzazioni hanno strutture nuove, più razionali e più efficaci.
A trent'anni dalla sua nascita è giunto il momento per l’O.I.V. di mettersi al passo con i tempi, diventando un’istituzione moderna e meglio attrezzata per svolgere la propria missione.
Questo rinnovo avverrà a opera di René Protin, ex-direttore della produzione agricola al ministero dell’Agricoltura francese, eletto direttore il 20 dicembre 1956.
Per prima cosa, il nuovo direttore amplia gli obiettivi dell’organizzazione e, su decisione dell’Assemblea generale tenutasi a Lubiana nel 1957, ne modifica il nome, che diventa “Ufficio internazionale della vite e del vino”, e la dota di nuove strutture interne e di funzionamento. A partire dall’anno successivo, l’Assemblea generale che si tiene in Lussemburgo adotta importanti modifiche: la creazione di tre commissioni, che possono formare a loro volta dei gruppi di esperti, dei nuovi metodi di lavoro delle assemblee generali (la cui forma non si discosta più molto da quella dei congressi), delle attribuzioni supplementari al Consiglio dell’O.I.V. (formato dal presidente e da quattro vicepresidenti) che è incaricato della redazione degli ordini del giorno tecnici, ecc.
Pierre Le Roy de Boiseaumarié, la cui personalità ha così profondamente segnato l’attività dell’O.I.V., deve tuttavia abbandonare il suo posto nel 1963 per motivi di salute.
Nei quindici anni seguenti, le personalità che subentreranno a questa carica sono:
Eladio Asensio Villa (Spagna) dal 1963 al 1968,
Gherasim Constantinescu (Romania) dal 1968 al 1971,
Pier Giovanni Garoglio (Italia) dal 1971 al 1975,
Karl-Wilhelm Gartel (Germania) dal 1975 al 1979.
Il direttore René Protin, raggiunto il limite di età, deve lasciare l’O.I.V. che ha così egregiamente servito. Il nuovo direttore, Paul Mauron, ingegnere generale del ministero dell’Agricoltura, eletto a maggio ed entrato in carica a luglio 1973, si adatta velocemente al suo incarico. Eccellente organizzatore, si impegna non solo a mantenere le attività in corso, ma anche a fornire gli strumenti perché possano svilupparsi. Porta a termine la modernizzazione degli organi interni intrapresa nel 1957, svecchiandoli e completandoli. Il nuovo Regolamento interno, che propone nel 1974 all’Assemblea generale di Riva del Garda, riorganizza e sveltisce il funzionamento dell’O.I.V. Paul Mauron dà vita, inoltre, a un Comitato tecnico che si rivela particolarmente prezioso, perché consente di definire meglio gli orientamenti dell’O.I.V. e di rispondere in modo più efficace alle nuove problematiche.
Azioni di ampio respiro, cominciate qualche anno prima, sono portate a termine con successo: si redige definitivamente un Regolamento dei concorsi vinicoli, si stabilisce un programma completo di studi per la formazione degli enologi, si porta a termine la prima fase dei lavori per la costituzione di un Codice di pratiche enologiche e se ne pubblica finalmente un volume.
Gli studi in alcuni settori vengono approfonditi grazie al lavoro di gruppi di esperti che si riuniscono regolarmente sotto la guida di specialisti particolarmente competenti affiancati da segretari scientifici.
Nel corso di questo periodo l’O.I.V. diventa un’organizzazione importante, che moltiplica le proprie attività e acquisisce ogni giorno un maggior peso scientifico e morale nel settore vitivinicolo. È naturale, dunque, che il numero dei suoi membri aumenti, passando da 17 nel 1957 a 30 nel 1978 per i 60 anni dell’organizzazione.
Gilbert Constant, subentrato nel 1980 a Paul Mauron alla direzione dell’Ufficio, lascia il posto nel 1986 all’ispettore generale Robert Tinlot, a cui si deve il notevole aumento del numero di nuove adesioni. Negli ultimi 15 anni la progressione a livello internazionale continua, per arrivare a 45 Stati membri, che rappresentano più del 95% della produzione e del consumo mondiale di vino. Questa apertura si tradurrà anche nella diversità di nazionalità dei presidenti successivi:
- Stavroula Kourakou-Dragona (Grecia) dal 1979 al 1982,
- Beat Neuhaus (Svizzera) dal 1982 al 1985,
- Mario Fregoni (Italia) dal 1985 al 1988,
- Nicolai Pavlenko (URSS) dal 1988 al 1991,
- Gabriel Yravedra (Spagna) dal 1991 al 1994,
- Alejandro Hernández Muñoz (Cile) dal 1994 al 1997,
- Fernando Bianchi de Aguiar (Portogallo) dal 1997 al 2000.
Il rinnovamento
Durante quest’ultima presidenza, con l’arrivo anche nel 1997 di un nuovo direttore generale, Georges Dutruc-Rosset, prende avvio un periodo di cinque anni dedicato alla riforma dell’O.I.V.
Decisa da una risoluzione dell’Assemblea generale dell’O.I.V. del 5 dicembre 1997 a Buenos Aires (Argentina), questa riforma si pone come obiettivo la “modernizzazione delle missioni e delle risorse umane e materiali dell’Ufficio”.
Al momento della sua creazione l’Ufficio internazionale della vigna e del vino contava otto paesi produttori. Un secolo dopo ne fanno parte 48 paesi con una visione e interessi inerenti al settore talvolta diversi. A questo si aggiunge il considerevole sviluppo del commercio internazionale. Diventa dunque indispensabile per l’O.I.V. prendere in considerazione queste nuove sfide con un approccio che mantenga l’equilibrio tra tutti i suoi membri.
Dopo tre anni e mezzo di lavori e negoziati, la 4a seduta della Conferenza internazionale degli Stati membri dell’Ufficio internazionale della vite e del vino, del 3 aprile 2001, si conclude con un Accordo internazionale che istituisce l’Organizzazione internazionale della vigna e del vino, sotto la presidenza dell’argentino Felix Aguinaga, in carica dal 2000 al 2003. Si conclude così il processo iniziato a Buenos Aires.
I contributi più notevoli di questo accordo riguardano le missioni, le procedure decisionali dell’O.I.V. e le sue strutture.
Le missioni sono modernizzate e adattate affinché la nuova Organizzazione possa perseguire i propri obiettivi ed esercitare le proprie attribuzioni in quanto organismo intergovernativo a carattere scientifico e tecnico avente una competenza riconosciuta nel settore della vigna, del vino, delle bevande a base di vino, dell’uva da tavola, dell’uva passa e degli altri prodotti della viticoltura.
Gli obiettivi della nuova Organizzazione, che sostituisce l’Ufficio internazionale della vite e del vino, sono i seguenti:
- indicare ai propri membri le misure atte a tenere conto delle esigenze dei produttori, dei consumatori e degli altri operatori del settore vitivinicolo,
- sostenere le altre organizzazioni internazionali, intergovernative e non governative, segnatamente quelle che svolgono attività normative,
- contribuire all’armonizzazione internazionale delle pratiche e delle norme esistenti e, all’occorrenza, all’elaborazione di nuove norme internazionali atte a migliorare le condizioni di produzione e commercializzazione dei prodotti vitivinicoli, come pure alla presa in considerazione degli interessi dei consumatori.
Al fine di raggiungere tali obiettivi, l’Organizzazione internazionale della vigna e del vino svolge mansioni quali:
- promuovere e orientare le ricerche e la sperimentazione scientifiche e tecniche,
- elaborare e formulare raccomandazioni e sorvegliarne l’applicazione in collaborazione con i suoi membri, segnatamente nei settori seguenti: condizioni della produzione vinicola, pratiche enologiche, definizione e/o descrizione dei prodotti, etichettatura e condizioni di commercializzazione, metodi di analisi e di valutazione dei prodotti della viticoltura,
- presentare ai suoi membri tutte le proposte concernenti i temi seguenti: garanzia dell’autenticità dei prodotti della viticoltura, in particolare nei confronti dei consumatori, segnatamente per quanto concerne le indicazioni di etichettatura; protezione delle indicazioni geografiche, in particolare delle regioni vinicole e delle denominazioni di origine, che arrechino il toponimo corrispondente o meno, purché non violino gli accordi internazionali sul commercio e la proprietà intellettuale; miglioramento dei criteri scientifici e tecnici per il riconoscimento e la protezione delle novità vegetali vitivinicole;
- contribuire ad armonizzare e ad adeguare i disciplinamenti dei suoi membri o, all’occorrenza, a facilitare il riconoscimento reciproco delle pratiche che rientrano nel suo ambito di competenze;
- partecipare alla tutela della salute dei consumatori e contribuire alla sicurezza sanitaria delle derrate alimentari mediante: rilevamento specializzato degli sviluppi scientifici che consenta di valutare le caratteristiche specifiche dei prodotti della viticoltura, promovimento e orientamento delle ricerche sulle caratteristiche nutrizionali e sanitarie corrispondenti, diffusione delle informazioni che risultano da tali ricerche ai rappresentanti delle professioni mediche e sanitarie.
Le decisioni dell’Assemblea generale in merito alle proposte di risoluzione di portata generale, scientifica, tecnica, economica e giuridica, come pure a quelle per l’istituzione o lo scioglimento di commissioni e sottocommissioni sono prese, di regola, in modo consensuale. Lo stesso principio si applica al Comitato esecutivo per quanto concerne l’esercizio delle sue attribuzioni in questo settore.
La struttura degli organi decisionali resta praticamente la stessa (Assemblea generale, Comitato esecutivo, Direttorio). La struttura dei voti viene però modificata per garantire la ripartizione obiettiva dei voti ponderati eliminando il legame con i contributi che ogni Stato decideva, autonomamente, di versare. Ogni paese dispone di due voti di base ai quali si aggiunge un numero di voti supplementari calcolato in base a criteri obiettivi che determinano la posizione relativa di ogni Stato membro nel settore vitivinicolo mondiale (produzione, superficie, consumo).
L’Accordo prevede inoltre la possibilità per altre organizzazioni internazionali intergovernative di partecipare ai lavori dell’O.I.V. al fine di garantire il criterio di reciprocità previsto nello status di osservatore.
Infine, si stabiliscono le lingue ufficiali, ossia il francese, l’inglese e lo spagnolo, alle quali si aggiungono l’italiano e il tedesco per consentire agli organi costitutivi dell’O.I.V., conformemente all’Accordo, di funzionare in modo aperto e trasparente.
Come nel 1924, affinché la nuova Organizzazione possa veramente funzionare sulla base del nuovo mandato, bisognerà aspettare che gli Stati membri ratifichino l'Accordo.
Il 23 dicembre 2003, l’approvazione da parte del Parlamento francese dell’Accordo del 3 aprile 2001 che istituisce l’Organizzazione internazionale della vigna e del vino è il 31° strumento, che consente quindi l’entrata in vigore dell’Accordo internazionale il 1° gennaio 2004, quando Dutruc-Rosset cede il posto all’italiano Federico Castellucci, primo direttore generale non francese dell’Ufficio, che è confermato alla direzione dell’Organizzazione il 17 marzo 2004.
Questo Accordo modifica le dinamiche del settore vitivinicolo mondiale mediante l’istituzione di un’organizzazione intergovernativa specifica, moderna, con modalità di funzionamento che la rendono un forum internazionale in cui si scambiano punti di vista e si fanno convergere le posizioni, portando all’adozione di risoluzioni o di raccomandazioni scientifiche e tecniche nel settore della vite, del vino, delle bevande a base del vino, dell’uva da tavola, dell’uva passa e degli altri prodotti della viticoltura, e contribuendo al proseguimento dell’armonizzazione internazionale delle pratiche e delle norme indispensabili allo sviluppo del commercio internazionale nell’interesse dei produttori, dei distributori e dei consumatori.
Su questa scia e sotto la presidenza del professor Reiner Wittkowski (Germania) (2003-2006), vengono introdotte nuove regole di funzionamento mediante l’adozione di un Regolamento interno aggiornato, e soprattutto con l’elaborazione del primo Piano strategico dell’Organizzazione internazionale della vigna e del vino, che definisce il suo principale obiettivo, “essere l’organizzazione scientifica e tecnica mondiale di riferimento per la vite e il vino”, e ribadisce la sua missione:
In conformità con le mansioni stabilite dall’articolo 2.2 dell'Accordo del 3 aprile 2001, al fine di raggiungere i propri obiettivi, l’O.I.V. promuoverà un ambiente favorevole all’innovazione scientifica e tecnica, alla diffusione dei risultati di tale innovazione e allo sviluppo del settore vitivinicolo internazionale; promuoverà, attraverso le proprie raccomandazioni, norme e linee guida internazionali, l’armonizzazione e la condivisione di informazioni e le conoscenze stabilite su solide basi scientifiche, al fine di migliorare la produttività, la sicurezza e la qualità dei prodotti, e le condizioni di produzione e commercializzazione dei prodotti vitivinicoli.
Oggi, agli inizi del XXI secolo, con le presidenze successive di Peter Hayes (Australia 2006-2009), Yves Bénard (Francia 2009-2012), Claudia Quini (Argentina 2012-2015), Monika Christmann (Germania 2015-2018), Regina Vanderlinde (Brasile 2018-2021 ) e Luigi Moio (Italia, 2021-2024) e sotto la direzione di Jean-Marie Aurand (Francia 2014-2018), Pau Roca (Spagna, 2019 - 2023), John Barker (Nuova Zelanda, dal 2024), l’O.I.V., con i suoi 50 Stati membri, è l’organizzazione di riferimento del settore vitivinicolo, impegnata in tutte le questioni che influenzano l’avvenire del settore.
Al centro di sfide legate ai cambiamenti climatici, sociali o digitali, l’O.I.V. ha aumentato le proprie capacità umane, grazie un segretariato internazionale rinnovato e qualificato, così come le capacità operative, grazie sia al trasferimento della sede in un sito ottimale, sia allo sviluppo di nuovi strumenti di comunicazione che facilitano gli scambi all’interno della comunità scientifica dei 50 Stati membri.